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Raffaello Giovagnoli nacque il 14 maggio 1838 in via de’ Sediari a Roma, primogenito della famiglia. Raffaello trascorse nella medesima casa di via de’ Sediari i primi cinque anni di vita, serbandone una viva memoria, probabilmente perché collegata al ricordo della madre, perduta in tenera età. A questi ricordi appartiene il primo viaggio a Monterotondo: "Ricordo che faceva molto freddo, quella mattina, e che io piagnucolava sonnacchioso; ma poi, appena fui in vettura con il Babbo e la Mamma, mi divertii tanto, alla vista dell’aperta campagna, per la quale spirava un’acuta brezza primaverile e che appariva indorata dai fasci luminosi che s’irradiavano dal sole nascente".
Nella casa di via Urbana il padre Francesco iniziò ad indirizzare la passione per la lettura di Raffaello, già viva dai primissimi anni di vita, incaricandolo di leggere alcune pagine della Storia Romana di Goldsmith chiedendo poi di rendere conto di quanto letto e commentandolo insieme. Ben presto allo studio domestico viene aggiunta l’iscrizione alla Prima Classe di Grammatica presso il Collegio Romano.
La passione per il teatro si rivela immediatamente nel 1843, quando viene iniziato al teatro e ancora in tarda età ricorda i primi spettacoli, "Attila" e "Lucia di Lammermoor". A otto anni ricorda di aver scoperto un tesoro: un armadio in cui il padre conservava i libretti teatrali che riceveva in qualità di Giudice Istruttore del Vicariato.
Il 1848 fu un anno decisivo nella vita di Raffaello, non solo per la perdita della madre, ma anche il confluire delle letture storiche negli avvenimenti contemporanei, così come riferisce direttamente: "In Roma si era acclamata, a norma di governo, la forma repubblicana, i fatti che accadevano attorno a me erano in perfetta armonia con il mio sviluppo morale ed intellettuale; le battaglie dell’indipendenza nel Veneto e nella Lombardia trovavano un riscontro nella lettura delle Vite di Valerio Publicola e di Furio Camillo, l’uccisione di Pellegrino Rossi nelle gesta di Timoleone e di Bruno Minore, la maschia figura di Garibaldi nella colossale statua di Plutarco eresse a Spartaco nella vita di Marco Crasso". Da qui, come intuibile, nasce la figura di Spartaco, sviluppata a lungo fino alla pubblicazione del romanzo nel 1873. Il primo scritto storico di Raffaello, fu tuttavia una dissertazione "a favore dei Romani contro i Sabini".